giovedì 16 aprile 2020

Luis Sepulveda

 Luis Sepulveda. La Gabbianella e il gatto...
Come sentivo il nome di questo scrittore cileno, fuggito in Europa, in automatico pensavo al suo libro da cui è stato tratto qualche anno fa un leggiadro e bellissimo film animato
 Nato nel 1949, esule politico, guerrigliero, ecologista, una vita interessante ed avventurosa, è stato una delle vittime più conosciute del coronavirus. E' morto ieri in un ospedale di Oviedo, in Spagna, dove era stato ricoverato alla fine di febbraio, vista la gravità delle sue condizioni fisiche
 Aveva un talento speciale che lo rendeva non solo un abile scrittore ma anche un  fantastico cantastorie. Le  favole dei suoi tanti romanzi avevano sempre al centro la lotta tra il bene e il male. Convinto che la letteratura fosse finzione, intrecciava i fili della narrativa dando vita a personaggi picareschi e a trame avventurose zeppe di passioni e di ideali. Gli stessi ideali personali per cui aveva lottato, viaggiato e scritto.
 Il suo primo romanzo "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" era dedicato a Chico Mendes e fece conoscere ai suoi lettori un primo pezzo della sua intensa vita, quei  sette mesi trascorsi nella foresta amazzonica con gli indios Shuar. 
Nel 1977, espulso dal Cile dopo due anni e mezzo di carcere, si era infatti unito ad una missione dell'Unesco per studiare l'impatto della civiltà sulle popolazioni native. Nacque così una storia sospesa tra due mondi, quello degli indios diffidenti nei confronti dei bianchi (cacciatori di frodo, cercatori d'oro, avanguardie dell'industria più feroce) e quei bianchi che al protagonista avevano insegnato a leggere, dandogli così un rifugio per la perdita della giovane moglie.
 Nel secondo romanzo "Il mondo alla fine del mondo" descrive invece ciò che aveva visto dal ponte di una nave di Greenpeace, organizzazione a cui si era unito negli anni Ottanta: navi-fabbrica che trascinavano a bordo balene esangui e si trasformavano in mattatoi, inseguimenti tra le nebbie dell'Antartide, militanti ecologisti contro pescatori giapponesi.
Vita, attivismo e letteratura, tutto insieme  nelle stesse pagine. 
 La militanza politica la si può trovare ne "La frontiera scomparsa", dove i racconti che compongono il libro seguono le tappe di un cileno che dalle prigioni di Pinochet ritrova la libertà attraversando l'Argentina, la Bolivia, il Perù, l'Ecuador, la Colombia, in treno o su veicoli di fortuna, fino a Panama, dove si imbarca per la Spagna.
Dal dramma del Cile si risollevò con una lingua semplice, netta, sintetica. 
 Seguì il filo della sua biografia anche ne "La lampada di Aladino", dove, tra mercanti levantini e angeli vendicatori, due giovani condividono le lotte del movimento studentesco e si ritrovano dopo gli anni della dittatura cilena e l'espatrio.
In questo libro ritroviamo infatti la sua storia d'amore con la poetessa Carmen Yáñez. 
La loro relazione ricompare anche in " Un nome da torero ". Qui il protagonista  si chiama Juan Belmonte, come il celebre torero che si suicidò con un colpo di pistola, ed è un ex guerrigliero cileno di quarantaquattro anni, che accetta di dare la caccia a un tesoro nazista nella terra del fuoco solo per amore di Veronica, una donna torturata dai militari e ritrovata viva, ma in condizioni psicologiche disastrate, in una discarica di rifiuti a Santiago.
 Nella realtà le cose non andarono esattamente in quel modo, ma per Luis Sepulveda  poteva essere solo così: trasformava le sue esperienze in letteratura e regalava pezzetti di vita ai suoi personaggi.

Questa pandemia sta portando via tante persone anziane, soprattutto nelle RSA, ma anche tante persone di cultura e di sport anche non anziane che avrebbero potuto dare ancora molto a tutti noi. Un vero disastro di cui non si vede ancora la fine, ovunque nel mondo 

Nessun commento:

Posta un commento

Lasciate un commento o una riflessione personale per arricchire questo blog e chi lo lo legge con voi
Grazie ericablogger